IL MIO BACIO ERA UN MELOGRANO

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IL MIO BACIO ERA UN MELOGRANO

IL MIO BACIO ERA UN MELOGRANO

 

Debutto in Prima nazionale il 26 agosto 2022

 

coproduzione Laboratori Permanenti/Festival delle Nazioni

testi di Federico García Lorca a cura di Caterina Casini e Camilla Zapponi

musiche di Stefano Garau in prima esecuzione assoluta

con Caterina Casini, Massimiliano Auci

Catherine Bruni violoncello

foto di Tiziano Minciotti

 

Un recital dedicato a Federico Garcia Lorca. Un materiale incandescente, surreale e pieno al contempo di tradizione, di approfondimento letterario, un carbone ardente, che non si spegne.

E non si spegne per quella peculiarità di Lorca di lasciare aperte tutte le porte, di definire ma non chiudere, di guardare e lasciare che tutto esista per lo sguardo, in continuo mutamento; questo rende i suoi testi assonanti sempre corrispondenti al nostro sentire, che si sia in pace o in guerra, in esaltazione o scivolando verso il silenzio.

Ed è chiara l’indicazione agli interpreti, che si trova fra le sue righe: “Dobbiamo cercare con sforzo e virtù la poesia, perché questa si conceda a noi. Dobbiamo aver dimenticato completamente la poesia, perché questa si lasci cadere, nuda, nelle nostre braccia.                                                                                                              

Ciò che la poesia non tollera in nessun caso è l’indifferenza. L’indifferenza è la poltrona del demonio; e tuttavia è questa che parla per le strade con un grottesco vestito di sufficienza e cultura”.

Così, insieme a Massimiliano Auci, nella composizione costruita insieme a Camilla Zapponi attraverso una scelta di testi poetici e alcune brevi occasioni teatrali,  parola dopo parola, andiamo cercando in scena il suo universo sfaccettato, l’anima viva di Federico Garcia: un poeta, un cantore, un ragazzo, un bambino, un uomo, con la giacca appoggiata sul braccio mentre va a morire, con le poesie alle cicale, e i drammi del femminile, conteso politicamente nella sua memoria, innamorato della vita, degli uomini, del mondo; intelligente spavaldo nello scrivere, capace di utilizzare la lezione del surrealismo senza perdere di vista il valore della parola, di usare la disarmonia come possibilità di modulazione, pauroso a volte nel vivere, sfrontato nel procedere nelle sue relazioni e ingenuo in certe scelte, inciampato, rialzato, danzante, immerso nella luce della luna.

Passo dopo passo, ci accompagnano le musiche del Maestro Stefano Garau, che ha ascoltato i risvolti, cercato i suoni, interpretato il nostro modo di raccontare, per creare una partitura sfaccettata e intima, secondo quella fondamentale indicazione di uno dei migliori traduttori del poeta, Carlo Bo: “Lorca è nella storia ma continua a vivere come una voce che ci arrivi soltanto oggi, in un certo senso staccata da un discorso  codificato e legata a delle radici che appartengono all’uomo di sempre.”

Caterina Casini

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