MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI

Home » Projects » MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI
MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI

MADRE CORAGGIO E I SUOI FIGLI

di Bertolt Brecht
traduzione di Alberto Fortuzzi
coproduzione Laboratori Permanenti (Sansepolcro), Teatri D’Imbarco (Firenze), Catalyst (Firenze)
musiche Dante Borsetto eseguite da Paolo Fiorucci
costumi Cristian Garbo
con Caterina Casini, Amerigo Fontani, Michelangelo Fortuzzi, Matilde Zavagli
regia Alberto Fortuzzi

copyright della Suhrkamp Verlag AG Berlin
per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay

 

L’idea di mettere in scena Madre Coraggio di Bertolt Brecht nasce dall’esperienza sviluppata dalla compagnia Laboratori Permanenti nel lavoro su “La paura mangia l’anima” di Fassbinder. La modalità delle “residenze” ha permesso di non isolare il tema del realismo sociale come scelta artistica ‘intellettuale’, ma di trasformarlo nella ricerca di come rappresentare su un palcoscenico la realtà di oggi attraverso personaggi che sono le donne e gli uomini della nostra vita quotidiana, nei quali spettatori di ogni età e di ogni classe sociale possono riconoscersi immediatamente.

Abbiamo voluto tenere il titolo completo dell’opera, “Madre Coraggio e i suoi figli”, perché la riduzione (e nuova traduzione) di quest’ opera imponente si concentrerà sulla tragedia principale che connota ogni guerra: l’avidità sfrenata a cui l’essere umano arriva fino a portarlo alla decisione di mandare a morte le giovani generazioni, la linfa che dovrebbe nutrire il futuro dell’umanità stessa.

Ma contraddicendo la drammaticità del tema ci siamo proposti di valorizzare l’approccio ironico, addirittura a volte comico, che con il quale l’autore affronta il tema guerra.

Brecht è sempre consapevole che il teatro per arrivare a “colpire” lo spettatore ha bisogno di trasformarsi in esperienza sensoriale. Esperienza della quale il sorriso, se non addirittura la risata (anche se amara), sono parte integrante. Ed ecco allora le numerose canzoni, sulla falsa linea delle famose ballate dei cabaret berlinesi degli anni ‘20, e l’azione frenetica, addirittura farsesca, dei suoi personaggi, uomini e donne nel tritacarne della guerra, che annaspano per un tozzo di pane, per riuscire a vendere un materasso, capaci di tradire per non tradirsi, uniti nel paradosso che l’autore abilmente ci propone, che la guerra tutto sommato dà sicurezza, e che la pace invece è il vero caos.

Questo paradosso è la chiave di volta della provocazione brechtiana, teso secondo le sue famose teorie a far “pensare” il pubblico. Brecht toglie agli spettatori un modo di pensare tranquillo e digeribile, e restituisce loro una chiara consapevolezza, non risparmiando al pubblico un ventaglio di emozioni forti, dalla risata al pianto, su un tema così drammaticamente attuale.

Il mezzo principale è il personaggio di Madre Coraggio. Ispirato al romanzo del 1670 Vita dell’arcitruffatrice e vagabonda Courasche di Hans Jakob Christoffel von Grimmelshausen, Brecht prende dall’originale solo la figura di una donna, una ex-prostituta, che nella sua vita non ha conosciuto nient’altro che la guerra, imparando da lei le crudeli leggi della sopravvivenza. E Madre Coraggio, proprio perché è una persona senza né scrupoli né morale, smonta pezzo per pezzo la retorica della guerra, della giustificazione religiosa dei massacri, delle bandiere in cui credere, delle mostrine e dei gradi militari, delle fanfare, smascherando la guerra per quello che è: il più grande inganno che sia mai stato inventato, che si nutre non solo dei fiumi di denaro che vi scorrono dentro, ma soprattutto del sangue di bambini, giovani, donne, uomini…

Alberto Fortuzzi

 

foto di scena Marcello Piomboni

Dettagli Progetto