LE SEDIE

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LE SEDIE

Produzione Laboratori Permanenti

Testo Eugène Ionesco

Traduzione italiana Gian Renzo Morteo

Interpreti Caterina Casini, Fabio Mangolini

Scenografia Maria Inferrera

Scenotecnica Piero Ercolani

Regia Giles Smith

 

LE SEDIE di Ionesco, ovvero l’impellenza di un messaggio che non arriverà.

Ci chiediamo tutti dove stiamo andando, e Ionesco è ancora in grado di risponderci. 

I due “vecchi” in attesa di ascolto, su un’isola raggiungibile solo in barca, costruiscono una platea immaginaria a cui lasciare “il” messaggio. Alla fine i due lasciano il compito delle parole all’Oratore, che però non sarà in grado di comunicarle.

Accanto ai due protagonisti vivono gli oggetti, LE SEDIE, presenze indispensabili cariche di storie e rimembranze, segni del linguaggio destinati allo sguardo dello spettatore.

Il testo ci lascia un messaggio attuale sul nostro vivere o credere di vivere sempre alla ricerca di soluzioni “epocali”, possiede molti livelli di lettura – dai più immediati e comici a quelli più enigmatici e prospettici – e si rivolge a molti tipi di pubblico.

 

Note di regia di Giles Smith

Una coppia di anziani siede in un palco pieno di sedie. Dicono di essere sposati da 75 anni e ogni notte si riuniscono nella loro casa isolata su un’isola solitaria, passando il tempo raccontandosi storie. 

Lo spettacolo raccoglie i momenti della coppia con energia altalenante, caotica e aggraziata, rendendo l’assurdo del testo commovente e sconvolgente. Vite sospese, come un passato collettivo appeso a fili delicati, con i performer che scavano profondamente nelle emozioni presenti.

La vecchia coppia sembra simboleggiare tutte le cose che, nel 1952 come oggi, non hanno più senso, o sono spezzate e irreparabili.

Lo spettacolo è una commedia, con battute molto divertenti che permettono una nitida esplorazione di temi contemporanei. È una visione impegnativa, intima, iconoclastica, vitale ed emozionante.
Il design semicircolare della scenografia evoca uno dei temi principali di Le Sedie, che il presente è circolare e ripetitivo. Il semicerchio che si vede in scena è proprio quello che rappresenta il presente, dove la coppia è costretta a circolare senza fine; mentre l’altra metà mancante è il passato inaccessibile. Il passato però c’è, esiste dentro di noi e intorno a noi, appeso in aria sopra le nostre teste, come una minaccia, una promessa, un promemoria.

La produzione miscela naturalismo, momenti di fantasia, giochi di prestigio, musica creando un fragile e vivace mondo di sogni, ricordi, speranze e paure. Il testo di Ionesco viene traslato in modo innovativo e inaspettato, anche per un pubblico che forse non l’avrebbe mai visto.

 

LA SCENOGRAFIA di Maria Inferrera 

scenario semicircolare –  gabbia –  essenzialità 

Così come Ionesco in questo testo respinge nella sua concezione teatrale qualsiasi elemento aneddotico e lo sostituisce con un gioco di linguaggio, andando alla ricerca dell’essenzialità, giocando con l’assenza-presenza, la scenografia gioca sul contrasto visivo di uno spazio assente ma fortemente e visivamente marcato. 

I due personaggi vivono in un ambiente molto sintetico, di cui si legge solo il profilo, l’assenza delle pareti si fa presenza nella stilizzazione delle porte create attraverso uno skyline di led: cinque porte posizionate a semicerchio, una sorta di anfiteatro di grandezza degradante appena visibile dal profilo delle luci led che di volta in volta sottolineano il movimento frenetico dei due personaggi.

La grande curva composta dalle porte si staglia imponente con le sue aperture che consentono l’accesso e il via vai dei protagonisti. L’elemento lavagna, dove il relatore segna i suoi appunti, sembra portare nuovo significato ma in realtà è solo rappresentativo di sé stesso, come l’oratore. 

Nell’assenza della materia muraria, il carosello dei ricordi dei due anziani protagonisti e dei loro fantomatici ospiti si fa canovaccio divenendo opera in Ionesco; essi sono gli unici residui solidi dell’esistenza umana, così come l’essenzialità della sintesi scenica ha il suo ultimo residuo nella luce che la genera.

 

Dettagli Progetto